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Nel Deserto
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In greco è chiamato “Numeri”, per via del censimento descritto nei suoi primi quattro capitoli, ma in ebraico prende il nome, e dà il titolo anche alla parashà di questa settimana (Nm 1,1-4,20), la 34ma,  dalla quinta parola più significativa del suo incipit: Bamidbar, בְּמִדְבַּר “Nel deserto”. Da oggi entriamo nel terzo libro della Torah.

Siamo nel deserto, appunto, alle pendici del Sinai, “nel primo giorno del secondo mese del secondo anno dalla loro uscita dalla terra d’Egitto” (Nm 1,1). E nel deserto, ancora una volta Dio parla a Mosè nella Tenda del convegno, per dare le sue disposizioni. Questa volta non riguardano il culto ma “la conta” di tutti gli uomini in grado di combattere, dai venti anni in su, e di tutti i leviti destinati alla mansioni della Tenda e al suo montaggio, smontaggio e trasporto nel lungo viaggio che porterà Israele dal Sinai fino ai confini della terra promessa.

Un lunga e accurata preparazione raccontata per l’estensione di ben dieci capitoli, prima di rimettersi in viaggio. Ogni tribù è censita, famiglia per famiglia da Ruben a Neftali, con il preciso conteggio dei suoi membri, per un totale di 603.550 uomini atti alle armi (Nm 1,46) e 22.273 leviti destinati al culto (Nm 3,43). Viene stabilito la disposizione dei loro accampamenti intorno alla tenda del convegno.

Seguiranno altre prescrizioni, ma tutto è pronto per l’imminente partenza, prevista da lì a venti giorni (cfr. Nm 10,11). A guidare Israele ci sarà sempre il segno della nube che scende nella Tenda o si alza per indicare che è tempo di ripartire. Ma è soprattutto la parola diretta di Dio, attraverso il suo portavoce Mosè, a indicare il percorso e le condizioni necessarie alla sicurezza per l’esito positivo del viaggio.

Un Parola che li raggiunge “nel deserto” midbar. Un sottile gioco etimologico accosta “deserto” הַמִּדְבָּר Bamidbar al “parlare” וַיְדַבֵּר waydaber di Dio. Parole che condividono la stessa radice דבר alludono al fatto che il vero ascolto di Dio non può che avvenire nel deserto, nella solitudine e nella precarietà, condizioni indispensabili perché l’orecchio dello spirito non si faccia distogliere dalle molteplici e ingannevoli voci del fragore del mondo. L’esempio emblematico di questo accostamento poetico lo troviamo in un memorabile versetto del profeta Osea quando descrivere l’assurda esperienza del suo amore tormentato per la prostituta Gomer, immagine di quello di Dio per il suo popolo infedele. Osea 2,16:

לָכֵן הִנֵּה אָֽנֹכִי מְפַתֶּיהָ וְהֹֽלַכְתִּיהָ הַמִּדְבָּר וְדִבַּרְתִּי עַל‬ לִבָּֽהּ׃

Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto (hamidbar הַמִּדְבָּר) e parlerò (Wedbarti) וְדִבַּרְתִּי al suo cuore. 

 

Daniele Salamone nel suo odierno commento alla parashà ci ricorda che Dio parla nel deserto e nelle aridità del nostro cuore, spesso ferito e agitato. Dio ci viene incontro attraverso il suo Messia, Gesù, l’unico in grado di calmare le tempeste della nostra vita (Mc 4,35-41):

***

Per lo studio, continuiamo con gli esercizi di lettura. Rileggiamo e impariamo a memoria questo famosissimo e bellissimo verso di Osea, spesso riproposto in molti canti liturgici, nessuno tuttavia in grado di riprodurre la meravigliosa assonanza poetica dell’ebraico.

Continuiamo a seguire il bel lavoro che Daniele Salamone sta facendo nel riproporre la lettura e la relativa traduzione versetto per versetto di Genesi. SI tratta di video utilissimi per i principianti, perché Daniele legge lentamente e consente di seguire agevolmente la lettura delle singole parole che appaiono a monitor e di apprendere anche un’ottima traduzione letterale.

Allo stato attuale questi sono i primo brani fino ad ora pubblicati:

Per concludere ci piace segnalare la nuova versione del sito “torah.it”, ricchissismo di materiale per il nostro studio. In particolare la pagina dedicata al calendario lunisolare per seguire le corrispondenze con il calendario civile solare. Per saperne di più sul ciclo annuale del calendario ebraico, troviamo anche un ottimo ebook gratuito

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שַׁבָּת שָׁלוֹם

 

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