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Iniziamo da oggi la lettura del secondo libro della Torah, Esodo, sempre accompagnati da Daniele Salomone. La prima parashà di questo meraviglioso ed epico libro, la tredicesima in successione, porta lo stesso nome ebraico del libro: שְׁמוֹת Shemot, “E questi sono i Nomi …” e comprende Es 1,1-6,1.

Il racconto riprende Genesi ricordando i nomi dei figli di Giacobbe e aprendo alla promessa finale dell’imminente visita di Dio al suo popolo oppresso dalla schiavitù, rivelata da Giuseppe ai suoi fratelli prima della sua morte: “Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe” (Gen 50,24).

Dopo il consueto riassunto dell’intera sezione biblica, Salmone si sofferma sul curioso particolare della scusa avanzata da Mosè per sottrarsi dalla missione che Dio gli sta affidando: la sua incapacità del parlare, “sono impacciato di bocca e di lingua” (Es 4,10). Il commentatore si chiede: Ma perché Dio non guarì Mosè da questo handicap, Lui che ha in suo potere far vedere i ciechi e parlare i muti? Risposta: Perché fosse chiaro che il messaggio è più importante del messaggero (cfr. minuto 21 del video). Un chiaro parallelo è quello che confesserà il “Mosè della nuova Alleanza” Paolo di Tarso in 1Cor2,1-5, la sua “spina nella carne”: “La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”. 

La video-lezione

Rabbi Shapira, il fondatore e guida della “Ahavat Ammi” Italiano (https://it.shuvu.tv), ci rivela, invece, il significato più profondo di un particolare posto come preludio del destino di Mosè, appena arrivato nella terra di Madian. Leggiamo: Mosè “sedette presso il pozzo” (Es 2,15). L’ebraico ha letteralmente “sedette sul pozzo”. Mosè rappresenta la Torah, posta come un segnale, un indicatore, sulle acque del pozzo. Ma la vera acqua, quella che “zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14), è il Messia, che dice: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva” (Gv 7,37).

Ascoltiamo: 

 

 

Come esercizio di lettura, ascoltiamo il primo versetto declamato in ebraico da Salmone al minuto 1,40. Sullo schermo appare il testo privo delle vocali. Cerchiamo di memorizzare quanto più possibile la pronuncia e le lettere. Poi chiudiamo e proviamo a leggere il seguente testo vocalizzato dai masoreti:

 

וְאֵלֶּה שְׁמֹות בְּנֵי יִשְׂרָאֵל הַבָּאִים מִצְרָיְמָה אֵת יַעֲקֹב אִישׁ וּבֵיתֹו בָּֽאוּ׃

 

Da oggi e per le lezioni successive, consiglio di ripetere sempre questo esercizio per ogni primo versetto delle parashot successive, attingendo il brano ebraico dalla versione della “Biblia Hebraica Stuttgartensia” (BHS) disponibile online (https://www.academic-bible.com/en/online-bibles/biblia-hebraica-stuttgartensia-bhs/read-the-bible-text): ascoltare, riscrivere e leggere, più volte fino a imparare il versetto quasi a memoria.

 

✥✥✥

 

Per le consuete note di grammatica, riprendiamo l’analisi dei suffissi e prefissi, introdotti nella scorsa lezione e descritti nelle prime due pagine delle schede di grammatica fornite (https://docplayer.it/20895196-Grammatica-dell-ebraico-biblico-schede.html), che consiglio si stampare e tenere sotto mano per ogni evenienza. Vediamo oggi i prefissi più comuni:

L’articolo determinativo, che è invariato per numero e genere e che viene premesso al nome, si tratta di הַ “Ha”, che raddoppia la consonante iniziale, ad esempio re מֶלֶךְ Melek, diventa Ha-mmelek הַמֶּלֶךְ. Davanti a parole che iniziano con Alef e Resh, Ha vuole la “a” lunga, il caso di uomo, אִישׁ e carestia, רָעָב, che diventano rispettivamente הָאִישׁ e הָרָעָב. Davanti alle altre consonanti con vocale lunga non accentata prende una “e”, הֶ come in “la povere” הֶעָפָר he-afar.

La congiunzione “We”, וְ diventa “u” וּ davanti alle consonanti Bet Pe e Mem: e-casa וּבּיִת, e-acqua וּמַיִם.

Le preposizioni dirette: “Be” בְּ  “in, per mezzo di, con”; “Ke” כּֽ “come, in base a”; “Le” לְ, “a, verso (moto a luogo), di ”; e “Mi” מִ, forma contratta di מִן “da (modo da luogo). Anche questi prefissi subiscono variazioni vocaliche e/o raddoppiamenti di consonante che impareremo a riconoscere con l’esperienza, al di là di ogni astratta casistica.

Come esercizio conclusivo, propongo di segnare in rosso o cerchiare tutti i suffissi rintracciabili nel versetto del primo esercizio.

Per oggi basta. Buon lavoro e alla prossima.

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