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La parashà VaYetze וַיֵּצֵא, “E partì” (ora possiamo iniziare a scrivere e leggere l'ebraico), racconta della "fuga" di Giacobbe dalla presenza del fratello maggiore Esaù, a cui aveva strappato la primogenitura: Gen 28,10-32,3. E si apre con il famoso sogno della scala la sullam, סֻ לָּ ם che "poggiava a terra mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa" (Gen 28,12).

Daniele Salamone questa settimana ci introduce nella interpretazione rabbinica che collega il testo della Torah a una lettura dei profeti, la Haftarah (Le Haftarot possono variare tra rito ashkenazita e rito sefardita!), e ci propone (a circa metà del video) la sua originale interpretazione cristologica sintetizzata nel titolo:

"Ya'aqov sogna la scala del Mashiach"

 

La scala di Giacobbe è posta ben salda sulla terra, nn in un luogo aualsiasi, Il testo non parla di "un luogo", ma "del luogo", Betel, e giunge fino al cielo, anzi alla Porta del Cielo: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo" (Gen 28,17). Ma qual'è la vera porta del Cielo - si chiede giustamente Salamone, e noi con lui - se non Gesù? "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo" (Gv 10,9).

Continuiamo il nostro esercizio di lettura del testo nella sua lingua originale.

La pagina Fb Ahavat Ammi, “per amore del mio popolo” propone un percorso molti simile a quello che cerco di fare qui: leggere le parashà per imparare la lingua, gradualmente, passo passo, indicando volta per volta una parola, un verso o un tema chiave della porzione di Torah letta. Conviene accettare il consiglio che ci viene dato in descrizione: “Unisciti a Rabbi Itzhak Shapira ogni settimana per un nuovo corso volto ad  insegnarti le profondità e i segreti della lingua Santa direttamente dalla Parashà della settimana”. 

In questo video, in inglese, ma sottotilolato in italiano, il rabbino ci offre una inedita interpretazione della scala di Giacobbe: non sarebbe una comune scala posta in verticale o come quelle che portavano sulla cima delle torri mesopotamiche, le Zigurat,  ma una orizzontale, una sorta di strada ben piantata per terra, segnata su quella del cielo che vi si specchia

 

Prima di concludere, una domanda: ma cos'è precisamente l'ebraico biblico? Ce lo spiega molto bene, in modo sintetico ma essenziale, Simone Venturini in un suo post. Consiglio anche di leggere quest'altro sul canone biblico ebraico, cioè sull'elenco e ordine dei libri della Bibbia in uso oggi nel'ebraismo, molti diverso da quello usato dai cattolici, un argomento su cui torneremo. Se poi volete approfondire la storia e la singolare evoluzione di questa fantastica lingua, non a caso ritenuta sacra, allora vi consiglio questo fantastico libro di Anna Linda Callow, La lingua che visse due volte. Fascino e avventure dell'ebraico

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