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“Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno” (Gen 18,1). Inizia con questo versetto la quarta parashà di questo sabato 16 novembre che si estende fino al versetto 24 del capitolo 22 della Genesi. 

Come frequentemente capita in ebraico, il verbo precede il soggetto della frase, e la parola di apertura è appunto “apparve” precisamente “E apparve”, VaYerà:

 

Dio quindi “appare” ad Abram, nelle sembianze di tre uomini stranieri, che il Patriarca accolse nella sua tenda. Un gesto di ospitalità che gli fece ottenere la promessa di una grande prosperità, una discendenza e la benedizione in lui di tutti i popoli della terra. Interessante il commento presente sul canale Youtube “Shavei Israel a cui vi consiglio di iscrivervi.

 Proviamo a rileggiamo il testo in italiano affiancandolo con la versione originale in ebraico per cominciare a familiarizzare con la lingua. Consiglio l’ottimo sito Bibbiaedu.it che permette la visualizzazione sinottica del testo ebraico accanto alla traduzione del 2008 della Cei. 

 Dovremmo essere capaci, per ora, di riconoscere almeno le lettere, anche se non sappiamo ancora pronunciare correttamente i suoni, non conoscendo le vocali trascritte con puntini e lineette sotto le consonanti. Rimandiamo alla prossima settimana lo studio delle vocali.

Di seguito il consueto video di Daniele Salamone, che dopo una carrellata veloce degli episodi narrati in questa parashà, si sofferma sulla grande prova che Dio sottopone ad Abramo: il sacrificio del figlio Isacco. La “prova” è un’opportunità che Dio ci offre per migliorarci. Parimenti il sacrificio del Figlio, Yeshua, è anche la massima dimostrazione dell’amore di Dio per noi. 

Anche questa volta Salamone ci offre una nuova e insolita chiave di lettura: Siccome è Mosè a scrivere Genesi, il sacrificio di Isacco, o meglio “la legatura” di Isacco, preannuncia il vero sacrificio di Gesù e fa di questo libro una sorta di “Vangelo secondo Moshéh”:

 

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