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BARI (7 ottobre 2018) - Esattamente tre mesi, lo scorso 7 luglio, fa Bari ha vissuto una giornata indimenticabile, che l’ha vista sotto i riflettori del mondo intero: l’incontro ecumenico di preghiera del Papa con tutti i rappresentanti delle cristianità per invocare la pace per le martoriate chiese del Medio oriente.

Una folla straordinaria di fedeli è accorsa sul Lungomare Bari, sfidando il caldo rovente del luglio barese, per salutare l’amato Papa Francesco. Sebbene non fosse la prima volta di un papa a Bari, i media hanno dato grande rilievo a questo aspetto dell’evento, sottolineando l’aspetto folcloristico e inconsueto della presenza di Patriarchi, Archimandriti, Metropoliti con i loro curiosi paramenti orientali, nella scenografia del sagrato della Basilica nicolaiana.

Non è mancata ovviamente anche la riflessione politica sulla drammatica situazione delle minoranze cristiane nei martoriati territori del vicino oriente, oppresse da guerre e persecuzioni integraliste, ma poca attenzione è stata riservata al significato prettamente teologico ed ecclesiale dell’evento.

Ed ecco che finalmente, dopo tre mesi di incubazione e metabolizzazione del fatto, padre Gerardo Cioffari, dalle colonne della rivista trimestrale “O Odigos” del centro ecumenico dei Padri Domenicani della Basilica di San Nicola, ci dona un interessantissimo articolo in cui coglie in pieno la grande novità ecumenica di quella che giustamente, padre Emmanuel Albano nel suo editoriale, non teme di chiamare il “Concilio di Bari”.

Per padre Cioffari, a Bari è avvenuta una vera svolta nel cammino dell’ecumenismo, che negli ultimi anni si era arrenato dei pantani delle teologie e delle politiche nazionaliste.

Non intendo qui riassumere le 10 fittissime pagine dell’articolo, che merita una lettura puntuale e attenta anche per la ricchezza dei contenuti teologici e cronachistici offerti. Riporto solo alcuni passaggi che danno chiaramente l’idea di quello che è realmente avvenuto a Bari e che risuonano come un monito per tutti a proseguire in questa nuova direzione: la via della convivialità tra pari, della “teologia in ginocchio”, della sinodalità ... la via barese.

La grande novità dell’incontro di Bari non è stata la venuta del papa (ne sono venuti altri quattro e un antipapa), è neppure del patriarca di Costantinopoli (venuto nel 2017) o nell’inviato del Patriarca di Mosca Kirill, Ilarion (venuti entrambi più volte a Bari). La novità sta nel fatto che costoro sono venuti rispettando al pari dignità degli altri capi delle chiese cristiane (p.13)
… l’incontro si è svolto intorno ad una tavola rotonda al centro della Basilica di San Nicola…  con lo scopo preciso di evitare contestazioni di rango o di onore. E’ stata una scelta indovinata, perché molte incomprensioni nella Chiesa sono sorte proprio per motivi di precedenza (p. 14)
A Bari non c’è stata una tappa importante del cammino ecumenico. c’è stata una grande svolta, notata da molti osservatori, Un nuovo ecumenismo, quello che papa Francesco va percorrendo si dallinizio del suo pontificato. Per lui, se l’ecumenismo teologico si può fare, si può fare soltanto con una “teologia in ginocchio”. (p. 15)
L’ecumenismo teologico ha fatto il suo tempo, dimostrando la sua fragilità interna, con la sua propensione ad ingigantire differenze secondarie. (ibidem)
La giornata di Bari ha avviato l’ecumenismo della sinodalità, visivamente espresso nella forma del tavolo (p. 16)