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La parashà di questa settimana,  בְּהַעֲלֹתְךָ BeHa'alòteka Fa sì che” (Nm 8,1-12,16 ) si apre con la descrizione della מְּנוֹרָה menorah (8,1-4) il  famoso candelabro a sette bracci, simbolo dell’ebraismo. Fatto completamente in oro con le lampade rivolte verso il santuario, simboleggia la regalità, la luce e la purezza di Dio

Tale purezza di Dio richiede altrettanta purezza in coloro che sono destinati al culto, i leviti. Tutto il resto del capitolo 8 è dedicato al rito per la loro purificazione. Il loro ministero sacro sarà esercitato da ognuno per 25 anni, dall’età di 25 fino ai 50 anni (cfr. 8,23-25).

Il capitolo 9 è dedicato alla celebrazione della Pasqua nel secondo anno dell’uscita, il 14° giorno del primo mese. Un precetto che coinvolge tutti, anche lo straniero e il “nativo della terra”, probabilmente l’abitante della terra promessa che in qualche modo si suppone resti in mezzo al popolo eletto (cfr. 9,14). Interessante è anche la possibilità che Dio dà a chi è in stato di impurità per aver toccato un cadavere, o si trova in viaggio (ma non stanno tutti insieme nel deserto?) di celebrare la Pasqua, un mese dopo (cfr. 9,11-13). 

Dopo aver stabilito l’uso delle due trombe e la modalità di convocazione dell’assemblea (10,1-10), finalmente si parte. È il 20 del secondo mese. La nuvola si alza sulla tenda dell’incontro: è il segnale. Quando l’arca di muoveva, Mosè cantava un antifona riportata nel versetto 35: “Sorgi, Signore…”. Quando l’arca si fermava: “Torna, Signore …” (v.36). La prima tappa si concluderà nel deserto di Paran (v.11).

Un cammino lungo, durerà 40 anni. Ma già da subito nascono i primi contrasti: stanchezza, insofferenza e sospetti sul loro condottiero. L’ira di Dio divampa come fuoco che divora un’estremità dell'accampamento (cap. 11) e si attacca alla pelle del calunniatore con la lebbra (cap 12). Mosè sempre intercede per il popolo, e viene ascoltato. Ma anche lui si lamenta per essere da solo a portare il peso di un numeroso popolo difficile da gestire. E Dio lo circonderà di 70 anziani, ripieni del suo spirito. Saranno loro ad aiutarlo nel governo (11,16-30).

La mormorazione, sebbena motivata dall’indigenza (la nausea per la manna e la mancanza di carne,) e la maldicenza (di Maria e Aronne nei confronti di Mosè) mortificano lo Spirito di Dio perché minano la comunione fraterna. Argomento ben trattato da Daniele Salamone nel suo commento settimanale: “La purezza della Menorah e l'impurità del lamento”: 

 

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Per lo studio di ebraico a questo punto è raccomandabile estendere la lettura in lingua a più versetti cercando di abbracciare per quanto possibile un’intera pericope. Possiamo dividere la lunga parashà in porzioni più piccole e dedicare ad ognuna un giorno della settimana. 

La lettura resta infatti sempre il primo esercizio da non trascurare. “Lettura” in ebraico si dice קְרִיאָה, una parola basata sulla radice ק ר א. Termine da inserire nelle nostre schede. L’obiettivo è sempre quello di riuscire a memorizzare almeno 500 radici fondamentali. 

Abbiamo più volte citato l'insegnante di ebraico Hora Aboaf, che da quasi 50 anni svela i significati nascosti delle radici delle parole nella sua pagina Facebook “Crescere con le radici delle parole ebraiche”. Ebbene ora abbiamo anche un blog che sta raccogliendo tutte le sue lezioni in ordine alfabetico: https://www.horaboav.net

Spesso la brava Hora aggiunge, al già accurato studio etimologico, spirituale e mistico di ogni parola, anche il diagramma ad albero in cui il termine si articola nella vasta gamma dei significati e usi nella lingua. Ed è proprio il caso di partire dalla parola “lettura”Qui il commento  e qui il diagramma in pdf che possiamo stampare e allegare alla nostra scheda lessicale. 

שַׁבָּת שָׁלוֹם

 

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